La storia e la vita del polittico della Badia di San Pietro di Camaiore tra la seconda metà dell’Ottocento e gran parte del Novecento è stata alquanto tormentata e travagliata. I documenti ci raccontano dei gravi e ripetuti danni subiti a causa di una conservazione poco attenta al valore storico-artistico dell’oggetto, che ha comportato la perdita irrimediabile di gran parte della sua superficie pittorica, interessando soprattutto l’area della tavola centrale comprendente l’intero volto della Madonna, ormai impossibile da recuperare.
A fine Ottocento le condizioni conservative del polittico apparirono critiche e necessarie di un primo intervento di “riparazione” eseguito da Domenico Fiscali (1895). Le criticità più importanti, relative soprattutto al supporto ligneo con conseguenti sollevamenti e distacchi della pellicola pittorica, causate da una prolungata conservazione in condizioni di umidità non ottimali, rese necessario un successivo intervento di restauro tra il 1966 e il 1967 a cura della Soprintendenza ai monumenti e gallerie di Pisa, Apuania, Livorno e Lucca, affidato a Luciano Gazzi.
Nel febbraio 1971 un furto compromise ulteriormente il precario stato conservativo dell’opera; lo smembramento violento compiuto dai ladri delle diverse tavole che formano il polittico, rese necessario nell’ottobre 1974, un nuovo intervento di restauro, affidato dalla Soprintendenza ancora una volta a Luciano Gazzi, completato il quale, si decise di conservare l’opera presso il Museo d’Arte Sacra di Camaiore, dove attualmente si trova.
Grazie alle indagini e alle analisi compiute in occasione dell’ultimo restauro, eseguito tra il 2009 e il 2010 dalla ditta Essedi s.n.c, dalle restauratrici Daniela Frati e Sandra Benedetti sotto la direzione di Antonia d’Aniello, nuove e interessanti riflessioni e ipotesi sono emerse riguardo alla genesi del polittico, contribuendo a un’interessante revisione del percorso artistico di Francesco di Andrea Anguilla.
Testi e pagine a cura di Francesca Mannocci