Domenico Fiscali (Firenze, 1858 – Pisa, 1930), figlio di Filippo, restauratore di fama, aveva collaborato a lungo con Guido Carocci nell’attività di censimento e catalogazione delle opere d’arte della Toscana per il Catalogo Generale degli oggetti d’arte del Regno[1].
Non si conserva una relazione scritta del restauro, ultimato nel febbraio 1895, ma alcune operazioni effettuate da Fiscali, si possono comunque dedurre sia dalle osservazioni e analisi preliminari condotte nel corso dell’ultimo restauro del 2009-2010, sia dalla relazione tecnica sullo stato conservativo allegata alla perizia di spesa stilata da Luciano Gazzi, in vista del restauro a lui affidato dalla Soprintendenza ai monumenti e gallerie di Pisa, Apuania, Livorno e Lucca nel 1966.
Una delle “riparazioni” eseguite da Fiscali consiste nell’inserimento sul retro delle tavole originarie in pioppo, di un altro supporto ligneo in castagno, applicato forse come sostegno; per la cimasa perduta, il restauratore sceglie di ricreare su fondo oro lasciato a legno, la silhouette di una figura come dimostrano le immagini del polittico prima del restauro di Gazzi del 1966-67. Osservando questi documenti è possibile ipotizzare che l’attuale disposizione dei Santi e del gruppo dell’Annunciata e dell’Angelo nelle cuspidi, diversa rispetto a quanto descritto nella relazione di Carocci, sia probabilmente da attribuire a Fiscali. Durante il restauro vengono eseguite numerose stuccature delle lacune, ricoprendo il bianco della preparazione in gesso rimasta scoperta, con tinte neutre, come suggerito da Carocci nella sua relazione, soprattutto nel registro principale del polittico sulle vesti dei Santi e sul manto della Madonna e anche nei Santi frammentari della predella; sono inoltre eseguite ridipinture anche sul fondo oro, in alcuni punti ripassate poi a porporina.
Probabilmente, seguendo le indicazioni di Carocci, Fiscali interviene anche sulla carpenteria della cornice, risanando e completando alcuni dei suoi elementi mancanti (pilastri laterali, colonnette a tortiglione, archetti della lobatura) e sulla decorazione perduta in legno dorato nelle cuspidi.
[1] Tra i suoi interventi di restauro più importanti si ricordano quello delle Storie della Vera Croce ad Arezzo, lo stacco della Madonna del parto di Piero della Francesca, degli affreschi del Camposanto monumentale di Pisa, dei dipinti su tavola della chiesa di San Domenico a San Miniato.