Tecnica: La pisside è costituita da vari elementi realizzati in piastra d’argento sottile battuta, sbalzata e cesellata con nodi di raccordo fusi e cesellati e successivamente saldati ad unire i vari elementi che costituiscono il manufatto, come piede, fusto e coppa. La crocetta apicale è realizzata in un’unica piastra sottile e saldata al globo sottostante, costituito da due emisferi battuti e sbalzati e, infine, saldati tra loro e alla sommità del coperchio.
Funzione: Vaso sacro il cui scopo è quello di custodire le ostie consacrate, evoluzione dei primi recipienti cristiani destinati a raccogliere il pane benedetto e di contenitori di dimensioni inferiori, di origine profana, utilizzati dai fedeli per portare l’eucarestia presso la propria dimora. Dalla nascita delle prime chiese sino al Mille, l’Eucarestia si conservava negli edifici sacri, all’interno di teche, per utilizzarla come viatico. Questi contenitori erano di limitata capacità e di forma generalmente cilindrica, da cui deriva la tipologia di pisside a torre. Sino al IX secolo le norme liturgiche erano assenti e a questa mancanza corrispondeva una varietà di terminologie relative al contenitore per la riserva eucaristica, infatti, fonti e inventari riportano e descrivono questi contenitori con svariati termini (arca, canistrum, capsa, columba, custodia, tabernaculum, theca, turris, ciborium) tanto da generare confusione nei moderni lettori e studiosi. Per ovviare a questi ed altri problemi, nel IX secolo attraverso i Decretali di Leone IV (847-855) viene regolamentata la disciplina della custodia eucaristica, specificando che la pisside è solo il vaso sacro destinato a contenere il corpo di Cristo. In anni successivi si decide che la pisside deve essere conservata sull’altare, protetta da ogni profanazione, in luogo sicuro e chiuso, all’interno del tabernacolo coperto dal conopeo.
Così come la regolamentazione riguardo al suo utilizzo, anche la forma si evolve dalle piccole pissidi a torre a quelle su piede (pediculatae), comparse all’inizio del Duecento e utilizzate sia per la custodia che per l’adorazione eucaristica, come un ostensorio; inizialmente costituite da un corpo cilindro a torre fissato su un fusto con piede e successivamente da una coppa e coperchio, dalle forme via via più complicate ed elaborate. Con il Concilio di Trento, che prevedeva la pratica della comunione “extra missam” somministrata con l’ausilio della pisside, anche le dimensioni aumentano. Per questo motivo la forma della pisside assume le forme del calice, differenziandosene per la maggiore ampiezza della coppa e dell’imboccatura e per la presenza del coperchio. Secondo le prescrizioni di san Carlo la pisside assume nel Cinquecento delle forme ben definite: sempre in metallo, argento oppure oro, con piede, fusto, coppa larga e dorata all’interno (trattandosi di un vaso sacro che custodisce il simbolo del corpo di Cristo), chiusa da coperchio, a volte incernierato o fissato con catenella, sormontato da una croce apicale o una piccola figura di Cristo. Le variazioni dei periodi successivi riguardano solo le forme stilistiche e non la struttura: la coppa può assumere forme più o meno sferiche o rigonfie, il coperchio diviene semisferico oppure piriforme. Decorazioni più ricche si realizzano nel periodo barocco e rococò con l’inserimento di elementi a fusione come piccole sculture e forme animali o vegetali che decorano ogni parte dell’oggetto, mentre con il gusto del periodo neoclassico le forme e gli ornati che si semplificano nuovamente.
Bibliografia:
Benedetta Montevecchi, Sandra Vasco Rocca (a cura di), Dizionari terminologici. Suppellettile ecclesiastica 2, Firenze, 1989
Le botteghe degli argentieri lucchesi del XVIII secolo, Catalogo della mostra sulla produzione di arredi sacri dalla fine del Seicento agli inizi dell’Ottocento, Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi, 25 giugno- 25 ottobre 1981, Firenze, 1981