Patena

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Patena

Patena, argento e smalto, bottega lucchese, IX decennio del sec. XIV, dalla chiesa di S. Martino, Migliano

Misure: diametro intero 19 cm; diametro placchetta 5,5 cm

La patena di corredo a un meraviglioso calice, entrambi provenienti dalla chiesa parrocchiale di S. Martino di Migliano, sono datati alla seconda metà del XIV secolo, e oggi sono entrambi conservati nel Museo di Arte Sacra di Camaiore.

Questa coppia testimonia di essere frutto di una committenza importante ed economicamente impegnativa: realizzati interamente in argento, parzialmente dorati, di dimensioni abbastanza grandi, nascono insieme come unico corredo. Questa circostanze conferma il prestigio della bottega a cui ci si rivolse.

Al centro della patena è presente una placchetta realizzata con smalti traslucidi nei colori azzurro, verde, giallo, ocra, rosa, lilla, raffigurante la Resurrezione di Cristo, in linea stilistica con le placchette del calice.

L’iconografia del Cristo Risorto della patena, rimanda al modello senese, con il mantello che lascia nudi il costato e il braccio. Gli esempi che si possono citare in pittura vanno da Lippo Vanni e Niccolò di ser Sozzo, ad Andrea di Bartolo, fino a Tino di Camaino per la scultura, nel monumento Petroni del Duomo di Siena.

Il vessillo della Resurrezione del Cristo della patena è identico alla bandiera del San Giorgio applicato sulla croce di Sorbano del Giudice, o nella stessa croce la Madonna dolente, è analoga a quella del calice di Migliano, salvo una variante nella disposizione delle mani.

Tali richiami stanno tutti a testimoniare nel tardo Trecento, l’affermarsi di una consolidata cultura figurativa e artigianale lucchese ricca di scambi reciproci con Siena, soprattutto per quanto riguarda la pittura, con la presenza in terra di lucchese di maestri senesi quali Martino di Bartolomeo o Luca di Tommè, ma anche l’attenzione di Siena verso le aree culturali periferiche, come appunto era Lucca in quell’epoca.

I contatti non mancano di emergere anche in questa specifica serie di smalti, dove diventa una consuetudine la committenze di orafi senesi nella città di Lucca, come testimoniava l’iscrizione “Mino di Matteo Pagliai de Sena in Lucca me fecit” che compariva in un calice perduto a smalti traslucidi che si trovava a La Verna.

Lo stato di conservazione dell’oggetto è discreto, infatti gli smalti presentano varie cadute e una diffusa opacizzazione.


Bibliografia:

B. MONTEVECCHI, S. VASCO ROCCA (a cura di), Suppellettile ecclesiastica I, Firenze, Centro Di, 1989

C. BARACCHINI (a cura di), Oreficeria sacra a Lucca dal XIII al XV secolo, Firenze, Studio per Edizioni Scelte, 1990


APPROFONDIMENTO

Struttura, tecnica e funzione della Patena