Cimasa di croce processionale

 

Giovanni Francesco Chelucci, Cimasa di croce processionale, argento in lamina, sbalzato, cesellato, argento fuso, cesellato,  primo trentennio del sec. XVIII

Misure: h 29 cm; larghezza 26 cm; profondità 6 cm.

 

Bellissima cimasa superiore di una croce processionale, splendida e toccante nella sua composizione. Su un alta roccia siede la Vergine Maria che tiene sulle ginocchia il corpo abbandonato di Cristo. La statuetta, proveniente dal croce processionale della Confraternita della SS. Pietà e Invenzione della Croce, è oggi custodita all’interno del Museo d’arte sacra di Camaiore. Lo stile riconduce l’esecuzione della stessa alla prima metà del XVIII secolo, e a confermare tale datazione si pone il punzone riportato nell’orlo della veste della Vergine, dove entro un rettangolo sono riportate le iniziali FC dell’argentiere Giovanni Francesco Chelucci. Ad esso vengono attribuiti con certezza circa dodici oggetti e la sua attività è attestata fino al 1729¹, il che restringe l’esecuzione dell’opera al primo trentennio del secolo.

Forte espressività caratterizza i volti e i gesti di entrambi.  La Vergine rappresentata nel momento di massimo dolore, la morte del figlio, con il braccio destro tiene il corpo esanime di Cristo mentre con il braccio sinistro aperto, con il palmo della mano rivolto verso l’alto, pare quasi supplicare Dio. La gestualità del corpo viene enfatizzata dall’espressione del viso in cui vediamo la giovane madre che col capo leggermente reclinato all’indietro rivolge il suo sguardo disperato verso l’alto, le labbra dischiuse in una espressione di sofferenza. Il capo è coperto da un lungo velo finemente decorato con motivi floreali che copre in parte lo zoccolo in cui essa siede e che scopre solo parzialmente i suoi capelli, finemente descritti. Altrettanta cura viene posta nella composizione della sua veste, ampiamente drappeggiata, le cui numerose pieghe sono rese in maniera minuziosa grazie alla tecnica della granitura.

Il Cristo, che giace sulle ginocchia della Madre viene realizzato con la medesima maestria e attenzione. Con il capo reclinato, il viso appare quasi rilassato, gli occhi e la bocca leggermente socchiusi denotano l’abbandono dell’uomo, così come abbandonato è il suo braccio destro. Un accentuato chiaro scuro definisce la precisa e realistica anatomia del corpo alle quali si aggiunge la minuzia con cui ogni dettaglio viene indagato, dalla barba agli occhi, dai capelli alla ferita nel costato. Le piccole dimensioni della statuetta, vista la funzione a cui era destinata, non influiscono in alcun modo nella bellezza e nell’accuratezza della creazione,  mettendo in evidenza lo splendido lavoro degli argentieri e la loro attenzione verso l’arte a loro contemporanea.

Le lamine d’argento, lavorate con varie tecniche quali sbalzo, cesellatura e bulinatura, costituiscono la piccola scultura, e saldate l’una con l’altra danno vita ad un meraviglioso lavoro d’oreficeria. Le mani e i volti del Cristo e della Vergine sono realizzati a fusione e cesellati mentre la granitura si rivela fondamentale per  definire alcuni particolari delle veste e per il contrasto luministico delle carni.

¹ Le botteghe degli argentieri lucchesi del XVIII secolo, Firenze 1981, pp. 121.


Bibliografia

Ugo Procacci, Catalogo del Museo d’arte sacra di Camaiore, Camaiore, 1936

Le botteghe degli argentieri lucchesi del XVIII secolo, Catalogo della mostra sulla produzione di arredi sacri dalla fine del Seicento agli inizi dell’Ottocento, Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi, 25 luglio – 25 ottobre 1981, Firenze, 1981