Croce processionale

Recto e Verso
Croce processionale, recto e verso

        

Croce astile, argento cesellato e sbalzato, bottega lucchese, 1398-1405, dalla Badia di S. Pietro, Camaiore (particolare del retro)

Misure: 57,2 x 21 x 2 cm; larghezza bracci 4,2 cm; espansioni: 9 cm; Cristo: 14,4 x 14,2cm; s. Pietro: 9,2 x 5 cm; figure: 6/8 cm.

Dal punto di vista stilistico, la croce, può essere datata tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Grazie all’iscrizione presente nella formella a smalto traslucido, che ne precisa l’esecuzione al tempo dell’abate “Juliani de Sassoferrato”, si può restringere la datazione agli anni 1398-1405, corrispondenti al periodo in cui l’abate resse la badia[1]. La stessa formella indica anche il luogo di origine della croce, ora custodita nel museo, come la Badia di S. Pietro di Camaiore.

Recto: nella parte centrale del braccio verticale superiore è presente un cartiglio con la scritta “INRI” in smalto traslucido; al centro è il Crocifisso e nei terminali il pellicano, simbolo dell’amore profondo per i propri figli e allegoria del supremo sacrificio di Cristo per gli uomini; la Madonna e s. Giovanni Dolenti sono presenti nei terminali della traversa e in basso il teschio di Adamo. Questo simbolo ricorda la legenda secondo cui la croce di Cristo fosse stata eretta sopra la tomba del Primo Uomo e di conseguenza il sangue di Gesù, bagnando il cranio di Adamo, permetta ai suoi discepoli di liberarsi dal peccato ed essere redenti.

Verso: nel centro, in corrispondenza del Crocifisso nel recto, è presente s. Pietro in trono benedicente, con tiara e chiavi della Chiesa; nei terminali i quattro Evangelisti. Nella formella del braccio verticale inferiore: “HOC/FECIT FI/ERI BANDU/CCINUS PARDINI D/E CAMAIORE TENPRE/DOMINI IULIANI DE SA/SSOFERRATO ABBATIS/PETRI DE CAMAIORE“.

La croce è stata inserita da alcuni studiosi [2] all’interno di un gruppo comprendente le croci della chiesa collegiata di S. Maria di Barga, della chiesa di S. Jacopo di Pedona, della chiesa dei SS. Jacopo e Andrea di Massarosa e di S. Frediano di Sassi, tutte ascrivibili allo stesso periodo dalla fine del XIV agli inizi del XV secolo e caratterizzate da strutture e fattura simili. Queste fanno parte di un insieme più ampio, comprendente le croci della chiesa di S. Andrea di Sant’Andrea in Caprile, della chiesa di S. Lorenzo di Sorbano del Vescovo, della chiesa di S. Martino di Migliano, dei SS. Pietro e Paolo di Ghivizzano, che esprimono tutte una certa derivazione delle figure sbalzate dalle forme di Andrea e Nino Pisano e degli smalti dagli stilemi senesi. Nel gruppo di croci di Barga, Sassi, Massarosa, Pedona e nella nostra croce nelle figure a sbalzo, coerentemente con la datazione agli inizi del XV secolo, si riscontra l’affievolirsi del modello di Andrea e Nino Pisano. In particolare nella croce di Camaiore le figure dei Dolenti si rifanno ai modelli presenti nei gradini dell’altare dei SS. Sacramento della Cattedrale di Lucca, elaborati dalla bottega di Nino Pisano, ma le forme appaiono robuste, contrastando quelle delicate di Nino, e si dilatano sino a sfiorare i margini della formella del terminale polilobato tanto da dover rinunciare alle aureole. Il fatto che queste ultime non fossero previste è confermato dall’assenza di fori accanto al collo dei due Dolenti per il fissaggio dell’aureola. Allo stesso modo anche le figure degli Evangelisti che indicano i sacri rotuli (che qui acquistano sembianze umane, al contrario di quanto accade nelle croci di Sant’Andrea in Caprile, Sorbano del Vescovo e Migliano in cui nei quattro terminali compare il tetramorfo) che utilizzano come modello le sculture dei Profeti presenti sul fianco nord della Cattedrale di Lucca, sono in realtà solo apparentemente fedeli, allontanandosi per via delle proporzioni dilatate, dei panneggi e delle vesti che celano il corpo. Queste soluzioni stilistiche dimostrano, come sostiene la studiosa Clara Baracchini[3], “il progressivo intingersi di «lucchesità» dell’originario modello pisano, in uno scambio tra pittori, orafi e scultori […] siamo ormai oltre la fine del secolo [XIV] e giustamente all’arte di Nino Pisano di guarda come a un’eredità ormai lontana e che sta per dare preziosi frutti”.

[1] Procacci, 1936: pp. 28-29; Dinelli 1971, pp. 666-667

[2] Ragghianti, 1960: p. 70; Baracchini, 1993: p.293; Procacci, 1936: pp. 38-39.

[3] Baracchini, 1993: p.300


Bibliografia:

Clara Baracchini, (a cura di), Oreficeria sacra a Lucca dal XIII al XV secolo, Firenze, 1993, voll.1, pp. 17-49, 293-307, 328-329, 365.

Lucia Bertolini, Mario Bucci, Mostra d’arte sacra dal secolo VI al secolo XIX, Catalogo della mostra, giugno-settembre 1957, Lucca, Palazzo Ducale, Lucca, 1957, p. 34, TAV. 30

Paolo Dinelli, Camaiore dalle origini ai giorni nostri, Camaiore, 1971

Ugo Procacci, Catalogo del Museo d’arte sacra di Camaiore, Camaiore, 1936, pp. 28-29, 56-57, fig. 15-16, inv. n.54

Carlo Ludovico Ragghianti, “Arte a Lucca”, in: Critica d’arte, VII, 1960, pp.57-84


APPROFONDIMENTO

Struttura, tecnica e funzione