Patena
A: orlo
B: cornice dorata
C: testa
D: cavetto con placchetta
Tecnica:
La patena è realizzata in argento sbalzato, inciso e cesellato. L’orlo è decorato con una cornice dorata, mentre la parte centrale, detta cavetto, contiene un tondo in smalto traslucido colorato di azzurro, verde, giallo, ocra, rosa, lilla, raffigurante la Resurrezione di Cristo.
Funzione:
La patena è un piccolo piatto metallico utilizzato dal celebrante, durante la Messa, per posarvi l’ostia prima e dopo la consacrazione, per raccogliere le eventuali particole e per coprire il calice. Generalmente non supera i 20 cm di diametro e la parte centrale, concava, corrisponde esattamente all’ampiezza del calice, su cui va posata.
Il nome “patena” deriva dal latino e significa piatto, infatti rappresenta simbolicamente proprio il piatto su cui Cristo posò e spezzò il pane durante l’Ultima Cena.
L’uso di contenitori per il pane durante la liturgia è una prassi che affonda le sue radici fin dai primi tempi del Cristianesimo. Esistevano diversi tipi di patene e a seconda della loro funzione avevano forme e dimensioni diverse, così come i materiali potevano essere di vario tipo, infatti, oltre al pane eucaristico, le patene potevano contene il crisma per il battesimo e la cresima, oppure non avere alcuna funzione, ma servire solo per decoro. Le patene utilizzate per il pane eucaristico potevano essere di due tipi: una più piccola usata dal sacerdote nell’altare, da porre vicino al calice, e una di grandi dimensioni, talvolta simili a un bacile o a un vassoio, chiamata ministeriales, che serviva per somministrare la comunione ai fedeli.
Nel X-XI secolo al posto del pane, venne introdotto l’uso delle ostie realizzate con degli appositi stampi, di conseguenza le patene di grande formato persero consistenza per venire successivamente sostituite dalla pisside. Talora per prendere le ostie dalla patena e distribuirle ai comunicandi, si utilizzavano anche delle pinze.
La materia era di norma la stessa del calice (principalmente oro, argento o metallo dorato), mentre le decorazioni erano realizzate con gemme incastonate o con figurazioni ad agemina i cui motivi iconografici venivano tratti dall’Antico Testamento o da simboli paleocristiani. Nell’Alto Medioevo si usava spesso raffigurare la mano benedicente di Dio, mentre nel Basso Medioevo la patena divenne più ornata, infatti, sempre accordata al calice, potevano trovarsi decorazioni comprendenti scritte con la formula della consacrazione, ornati geometrici, e/o al centro della patena, raffigurazioni elaborate in smalto.
A metà del XVI secolo, San Carlo Borromeo (1538-1584) arcivescovo di Milano, nelle sue Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae libri duo, del 1577, diede tutta una serie di indicazioni e di norme sulla costruzione degli edifici e delle suppellettili ecclesiastiche per la Chiesa Controriformata. Nello specifico la patena doveva essere realizzata in oro o in argento dorato, almeno internamente, il bordo doveva essere assottigliato e il centro leggermente concavo per adattarsi alla coppa del calice. Le decorazioni e le incisioni erano sconsigliate, per evitare che frammenti di ostia vi rimanessero impigliati.
Tali disposizioni andarono a codificarsi nei secoli, fino ai giorni nostri, infatti tutt’oggi le patene si presentano così, con un diametro di non più di 15-20 cm, e nessuna decorazione, se non una piccola croce sul bordo, che il sacerdote bacia durante la celebrazione eucaristica.
Bibliografia:
B. MONTEVECCHI, S. VASCO ROCCA (a cura di), Suppellettile ecclesiastica I, Firenze, Centro Di, 1987
C. BARACCHINI (a cura di), Oreficeria sacra a Lucca dal XIII al XV secolo, Firenze, Studio per Edizioni Scelte, 1990
S. DELLA TORRE (a cura di), C. BORROMEI, Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae. Libri II (1577), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2000