La particolarità primaria che accomuna le numerose combinazioni di cui è suscettibile il velluto sta nella presenza di almeno due catene indicate, per la loro funzione tecnica, come catena di fondo e catena di pelo. La prima esegue l’intreccio di base, la seconda è riservata alla formazione della superficie vellutata: questo effetto è dunque ottenuto dal trattamento specifico di quest’ultima. Nel caso del nostro parato in terzo, questa è tagliata, cioè durante la tessitura su appositi telai, ogni determinato numero di passaggi di trama, viene inserito tra la catena di fondo e quella di pelo un apposito strumento di metallo, che reca una piccola scanalatura su cui scorre la lama che appunto taglia il pelo, creando dei ciuffetti. Il velluto tagliato è dunque operato, cioè contraddistinto da un disegno: per poter ottenere questo, i velluti operati si eseguono su un telaio speciale, detto “telaio a licci”, fornito di un complesso sistema di corde destinate a sollevare singolarmente o per piccoli gruppi i fili interessati alla realizzazione del decoro. Per semplificare il lavoro, il disegno è spesso realizzato con tratti o interi disegni simmetrici, che vengono ripetuti in senso orizzontale o verticale nel tessuto rapporto del disegno. Nel decoro a cammino, la ripetizione del disegno principale avviene in senso orizzontale: nello specifico, una teoria di grandi foglie lanceolate che racchiudono al centro fiori di cardo si alternano, in verticale e a quimconce, a teorie di grandi fiori tondeggianti a cinque lobi, pure inglobanti fiori di cardo. Le zone vellutate fungono da sfondo al disegno, le cui forme sono descritte lasciando trasparire l’intreccio di base; il disegno sembra realizzato in ferro battuto, da qui il termine ottocentesco “ad inferriata”. Dal tipo di decoro si hanno importanti indizi sulla datazione del manufatto; il disegno puramente geometrico di questo parato, del tutto privo di elementi decorativi o naturalistici, indica che la produzione del velluto si colloca presumibilmente nel secondo quarto del XV secolo, probabilmente in ambito lucchese.
La pianeta è ornata con un decoro diviso in quattro formelle, ricamate con preziose sete policrome e oro filato, che rappresentano scene dalla vita di Cristo: sul davanti, Cristo alla colonna e sul dietro, dall’alto verso il basso, Cristo che porta la croce, Cristo davanti a Caifa e l’Ultima Cena. La tecnica con cui sono state realizzate è molto raffinata: sugli sfondi e nelle architetture rappresentate è disteso l’oro filato, su cui si stagliano i personaggi realizzati con sete policrome a punto spaccato. Le formelle sono bordate da una cornice in oro filato a rilievo, con un cordoncino a tortiglione al centro.