I velluti tuttavia erano merce talmente preziosa che di rado venivano realizzati specificatamente per un apparato liturgico. Più spesso essi nascevano per essere destinati ad altro – un abito sontuoso di un nobile o di un ricco mercante, oppure il rivestimento di una parete di un palazzo – e una volta dismessi, erano donati alle chiese dove, con sapiente manualità, venivano riadattati, spesso dando vita a vere e proprie opere d’arte. Proprio per questo i documenti d’archivio che abbiamo citato non ci danno indicazioni del momento in cui la stoffa è stata tessuta.
È l’analisi tecnica sul tipo di tessitura, unita all’analisi stilistica del decoro che lo adorna, a chiarire il periodo storico in cui questo velluto è stato realizzato. Pianeta, tonacelle ed accessori sono realizzate in velluto tagliato color cremisi, con un decoro – che, è bene sottolinearlo, non è stampato, né applicato, né dipinto, ma è realizzato contestualmente alla tessitura, con una tecnica detta “ad inferriata” – che corrisponde alla tipologia definita “a cammino”, una tipologia ampiamente diffusa in Italia nel XV secolo. La pianeta è ornata da una croce realizzata in ricamo con seta di diversi colori e oro filato, rappresentanti scene della vita di Cristo entro riquadri che sono a loro volta profilati da cornici in oro filato a rilievo.
I restauri sono occasioni fondamentali di conoscenza e al termine di quello condotto dalla Soprintendenza di Lucca, in concomitanza con l’apertura delle nuove sale del Museo di Arte Sacra nel 2006, è stato possibile far risalire la produzione del velluto ai primi decenni del 1400.