Il Parato

Il parato del Museo di Arte Sacra di Camaiore si compone di tre indumenti principali, una pianeta, una dalmatica ed una tonacella, oltre a una stola e due manipoli: è per tanto detto “in terzo”. A questo si aggiunge un piviale – realizzato con un velluto diverso, unito e tagliato, anziché operato – ma che storicamente ha accompagnato il parato in terzo nelle celebrazioni più importanti.Dagli inventari storici dei beni posseduti dalla Chiesa di Santa Maria, è possibile comprendere quanto fosse ricco il suo tesoro di apparati liturgici.
Il primo inventario nel quale viene ricordata “una pianeta di velluto cremisi con fregio d’oro e suoi tonacelli”, risalente al 1504, è oggi perduto, ma un documento del 1520, conservato al Museo,  cita tra i beni della Chiesa: “una pianeta et suoi tonicelle in velluto cremisi et fregii, c(i)oè riccami, son sane e buone” 1
Poiché nell’inventario della Chiesa di Santa Maria redatto nel 1484 non troviamo alcuna citazione del parato, possiamo ipotizzare che esso sia entrato a far parte dell’arredo liturgico della chiesa tra il 1484 e il 1504 (cioè  tra la morte di Sisto IV Della Rovere e il trasferimento in piazza della Signoria a Firenze del David di Michelangelo).

I velluti tuttavia erano merce talmente preziosa che di rado venivano realizzati specificatamente per un apparato liturgico. Più spesso essi nascevano per essere destinati ad altro – un abito sontuoso di un nobile o di un ricco mercante, oppure il rivestimento di una parete di un palazzo – e una volta dismessi, erano donati alle chiese dove, con sapiente manualità, venivano riadattati, spesso dando vita a vere e proprie opere d’arte. Proprio per questo i documenti d’archivio che abbiamo citato non ci danno indicazioni del momento in cui la stoffa è stata tessuta.

È l’analisi tecnica sul tipo di tessitura, unita all’analisi stilistica del decoro che lo adorna, a chiarire il periodo storico in cui questo velluto è stato realizzato. Pianeta, tonacelle ed accessori sono realizzate in velluto tagliato color cremisi, con un decoro – che, è bene sottolinearlo, non è stampato, né applicato, né dipinto, ma è realizzato contestualmente alla tessitura, con una tecnica detta “ad inferriata” – che corrisponde alla tipologia definita “a cammino”, una tipologia ampiamente diffusa in Italia nel XV secolo. La pianeta è ornata da una croce realizzata in ricamo con seta di diversi colori e oro filato, rappresentanti scene della vita di Cristo entro riquadri che sono a loro volta profilati da cornici in oro filato a rilievo.

I restauri sono occasioni fondamentali di conoscenza e al termine di quello condotto dalla Soprintendenza di Lucca, in concomitanza con l’apertura delle nuove sale del Museo di Arte Sacra nel 2006,  è stato possibile far risalire la produzione del velluto ai primi decenni del 1400.

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1RUSSO 2016, p. 36