Come si dirà più nel dettaglio nella sezione restauro, la Vergine è giunta fino a noi quasi come un frammento evanescente di cui solo il volto si è conservato nella sua originaria bellezza mentre il corpo risulta essere un’esile silhouette frutto di una serie di interventi che hanno cercato di restituirci un’opera leggibile. Ciò è dovuto al fatto che nel corso dei secoli questa statua, come le altre statue lignee del Civitali, é stata trasformata in un vero e proprio manichino per essere vestita.
Già nel 1484 nell’inventario dell’Opera della Collegiata di Camaiore si da conto di “una veste di damaschino per Nostra Donna” e “una veste morella per Nostra Donna” è quindi molto probabile che l’uso di abbigliare la nostra statua con delle vesti risalga a tempi lontani e che ciò fosse legato a particolari giorni del calendario liturgico. Col tempo la devozione alla Vergine portò le donne, soprattutto di nobili natali, all’uso di donarle sontuose vesti. Le modifiche che la nostra Vergine, così come le altre Madonne lignee del Civitali, ha subito sono state dettate dall’esigenza di adattare il suo corpo a vesti che seguivano l’evolversi della moda e che soprattutto tra settecento e ottocento erano caratterizzate da sottilissimi girovita.
Attualmente nel Museo di Arte Sacra di Camaiore sono conservate due vesti della Vergine entrambi risalenti all’inizio dell’ottocento: uno di broccato a fondo bianco con ricami in oro donato da Maria Teresa di Savoia sposa del duca di Lucca Carlo Ludovico, l’altro sempre di broccato bianco con ricami in oro e argento donato dalla famiglia Giannini. In questo modo la statua perse il suo essere oggetto d’arte e per divenire solo oggetto di culto e devozione da parte della comunità locale.