La storia

La Vergine Annunziata, opera attribuita a Matteo Civitali già a partire dagli studi di Isa Belli Barsarli degli anni cinquanta del XX secolo, è uno dei capolavori conservati nel Museo di Arte Sacra di Camaiore. Nell’osservare l’opera, il contrasto tra la bellezza del suo viso e l’esile silhouette del corpo spinge a interrogarsi sulla sua storia e sulle vicende che dall’altare del Rosario della Chiesa Collegiata cittadina l’hanno portata ad essere esposta nel Museo.

Nota nei documenti della chiesa già dal 1484, fu riscoperta negli anni trenta del novecento sotto  i sontuosi abiti ottocenteschi da Ugo Procacci che nel catalogo del Museo del 1936 la descrisse come “uno dei più begli esempi di statue lignee di circa la metà del XV sec.” e l’attribuì alla scuola lucchese del periodo [1].  Lo stesso Procacci ipotizzò che si trattasse della “deliziosa rappresentazione profana di qualche gentildonna” ma che fin dal XVI sec. fu oggetto di devozione come statua dell’Annunciata [2]. In realtà la sua presenza nella Collegiata è documentata già dal XV secolo, e comunemente era nota come Madonna di mezzo chiesa in quanto collocata in un altare addossato alla terza colonna della navata destra, da cui fu spostata solo nel 1659 quando fu realizzato l’altare del Rosario nella cappella a destra dell’altare maggiore [3].

La Vergine Annunciata ci è giunta come figura singola, anche se documenti d’archivio, il primo dei quali del 1544, attestano che nel corso dei secoli è stata accompagnata da un angelo, che completava la scena dell’Annunciazione, realizzato da un maestro Simone scultore. Tale angelo seguì la Vergine nell’altare del Rosario solo nel 1775 e li rimase fino al 1805, quando fu sostituito dalla tela con l’Annunciazione del Tofanelli,  da allora non vi è più traccia [4].

Annunciazione Tofanelli

Negli anni trenta del novecento si decise per la sua musealizzazione perché, anche se la Vergine ancora non era stata attribuita al Civitali, se ne riconobbe il suo valore artistico e così iniziò il suo percorso fuori dalla chiesa e dalle abili mani che per anni l’avevano vestita per passare a quelle altrettanto abili dei restauratori che ce l’hanno restituita come oggi la vediamo.

[1] Cfr. Procacci U., Catalogo del Museo d’Arte Sacra di Camaiore, Camaiore, 1936, p. 17.

[2] Cfr. Procacci U., Restauri a dipinti della Toscana, in Bollettino d’Arte del Ministero dell’Educazione Nazionale, anno XXIX, 1936, pp. 378-379.

[3] Cfr. Dinelli P.P., La Vergine Annunziata di Camaiore: storia e devozione, in Ecce Ancilla Domini l’iconografia della Vergine Annunziata in Matteo Civitali Scultore, Pisa, 2008, p. 67.

[4] In realtà testimonianze orali ne attestavano la conservazione presso l’archivio cittadino ma ad oggi non è stato ritrovato. Cfr. Dinelli P.P., op. cit. …, p. 70