L’Annunziata di Camaiore si inserisce nella produzione dello scultore lucchese Matteo Civitali, a cui è stata attribuita insieme ad altre quattro statue lignee di medesimo soggetto “riscoperte” a Lucca e nel suo territorio tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento [1]. Secondo la critica queste statue sono state realizzate tutte tra il 1470 e il 1490, la prima della serie dovrebbe essere la Vergine della chiesa di San Michele a Mugnano, a cui seguirebbero la Vergine della chiesa di Santa Maria dei Servi quindi la Vergine della chiesa di San Frediano e quella di Camaiore, quella più tarda sarebbe la Vergine proveniente dalla chiesa di San Cristoforo e oggi conservata nel Museo di Villa Guinigi.
Maria è rappresentata come una giovane adolescente dal viso dolce e sicuro, quasi a manifestare la consapevolezza del compito che le spetta. Il volto è piegato leggermente in avanti e lo sguardo basso, i capelli sono raccolti in belle acconciature e o nascosti sotto una cuffietta, le braccia aperte in segno di accoglienza o al petto ad indicare il cuore. La veste per tutte è a pieghe che si aprono leggermente nella parte della pancia, segno dell’imminente gravidanza.
Poiché queste Madonne ci sono arrivate come statue singole, senza l’angelo, la critica recente ha ipotizzato che in realtà non si tratti di Vergini Annunziate ma di Madonne del Parto, ossia della rappresentazione della Madonna incinta [2]. Si tratta di una iconografia diffusa in Toscana fin dal XIV, la Vergine viene rappresentata in piedi, da sola e col ventre gonfio su cui tiene spesso appoggiato un libro chiuso simbolo del Verbo incarnato. Questa nuova lettura iconografica per le Vergini civitaliane spiegherebbe l’assenza dell’angelo e giustificherebbe nel caso della Madonna di Camaiore il libro che teneva in mano e che è attestato dai documenti storici.
É singolare che tutte queste statue nel corso del tempo siano state trasformate in manichini per poter essere vestite, per cui sono arrivate sino a noi come opere frammentarie che però ancora conservano le tracce della mano comune che le ha create.
[1] Molto spesso furono i parroci a rinvenire queste statue sotto i “pesanti abiti” e a segnalarle alla Soprintendenza. Negli anni Trenta l’ispettore Ugo Procacci ebbe modo di vedere la Vergine di Camaiore e quella di Mugnano e ne riconobbe l’appartenenza alla stessa mano, negli anni cinquanta del Novecento poi fu la Belli Barsali a fare il nome di Matteo Civitali quale possibile autore, e gli studi successivi hanno confermato questa attribuzione. Cfr. Filieri M.T. (a cura di), Matteo Civitali e il suo tempo, Milano 2004, pp. 359-363.
[2] Cfr. D’Aniello A., Il tema della “Madonna del parto”: una possibile interpretazione delle Vergini lignee di Matteo Civitali“, in Brunini M. et al., Ecce Ancella Domini, Pisa 2008, pp. 53-65.