Navicella: struttura, tecnica e funzione

 

 

Navicella a galeone:

navicella

A: piede

A1: bordo

A2: collo del piede

B: nodo

C: coppa a galeone

C1: coperchio a una valva

C2: cerniera

C3: decorazione

C4: levetta di apertura

 

Tecnica:

Navicella della tipologia “a galeone” in argento, realizzata con elementi a fusione assemblati tra loro e lavorati a sbalzo e cesello. Fa da corredo un cucchiaino anch’esso fuso in argento.

La navicella è formata da un piede, da un fusto, e da una coppa che si apre nella parte superiore grazie a una vulva o da due vulve simmetriche, grazie a una cerniera, le quali fungono da coperchio per l’incenso. Ogni vulva ha alla sua estremità un piccolo pomello o gancio per facilitarne l’apertura.

Funzione:

La navicella è un contenitore solitamente metallico, atto alla conservazione dei grani di incenso; insieme al cucchiaino e al turibolo fa parte del servizio per l’incensazione, il quale solo in epoca tarda, andò a comporsi come un corredo omogeneo per stile e materiali usati.

Fino al IX secolo, infatti, non esisteva alcun contenitore specifico per la conservazione dei grani di incenso; la sua introduzione risale all’Età carolingia. In questo periodo il contenitore assunse la forma di una torre e successivamente di una coppa, chiamata “acerra”,  in uso fino al XIII . Tuttavia l’acerra andò scomparendo e venne sostituita da un portaincenso a forma di vascello a simboleggiare la navicula Petri, cioè la Chiesa. Le prime attestazioni che indicano l’impiego di un apposito cucchiaino per prendere i grani di incenso e deporli nel turibolo, risalgono ad alcuni inventari francesi, e sono datate già al X-XI secolo.

Il nome “navicella” deriva dal latino navicula che indica appunto una piccola nave. Infatti nella storia cristiana la nave ha sempre avuto un’importanza centrale quale simbolo di salvezza per l’uomo. Tale significato affonda le radici già nell’Antico Testamento con Noè, la cui barca fu l’unico mezzo di salvezza per il popolo di Israele e poi nell’iconografia Paleocristiana, come simbolo della Chiesa tra il mare tempestoso dalle  persecuzioni, ma anche come unico mezzo di salvezza e di redenzione per tutti gli uomini che vi fossero saliti “a bordo”.

Nei secoli XIV e XV la forma della navicella era molto semplice con un profilo quasi a mezzaluna, caratterizzata da una coppa stretta e allungata. Nei secoli successivi la coppa divenne più larga, fino ad assumere la forma di una nave pesante, detta navicella “a galeone”, riccamente decorata con statuine e balaustre in epoca barocca.

Nel XIX secolo la forma andò a stilizzarsi per somigliare maggiormente a quella di una lanterna, con un becco appuntito al posto della prua e una grande voluta in luogo della poppa.

 

Bibliografia:

B. MONTEVECCHI, S. VASCO ROCCA (a cura di), Suppellettile ecclesiastica II, Firenze, Centro Di, 1989

C. BARACCHINI (a cura di), Oreficeria sacra a Lucca dal XIII al XV secolo, Firenze, Studio per Edizioni Scelte, 1990

S. DELLA TORRE (a cura di), C. BORROMEI, Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae. Libri II (1577), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2000